Training

erasmusplusfact #11

Quando vuoi



Alcune Azioni del programma Erasmus+, come ad esempio l’Erasmus o lo SVE, hanno limiti temporali ben precisi.

Ad esempio, l’Erasmus puoi farlo solo una volta ogni ciclo Universitario (quindi una volta in Triennale e una in Magistrale). Lo SVE (finché dura) ha limiti temporali: puoi farlo al massimo per 12 mesi.

Negli Scambi Culturali e nei Training, questa limitazioni non esistono. Se hai tempo/voglia/soldi, puoi saltare da un progetto all’altro, da un Paese all’altro, da un energizer all’altro come una scimmietta.


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erasmusplusfact #10

Date il benvenuto al Corpo Europeo di Solidarietà



I più attivi di voi avranno notato una petizione online che voleva “Salvare lo SVE”. E magari qualcuno se ne sarà anche chiesto il motivo (o no?).

Il motivo è che, su indicazione del Presidente Junker, l’intero sistema del Servizio Volontario Europeo sta per cambiare faccia, quantomeno all’interno dei confini dell’Unione Europea.

Tutte le attività di volontariato all’interno dell’Unione, che finora vengono regolate da intricati rapporti tra Organizzazione Ospitante, Ricevente, Coordinatori e Agenzie Nazionali varie, saranno sostituite molto presto da un rapporto diretto tra volontario e Organizzazione.

Con il Corpo Europeo di Solidarietà, sarà molto più facile partire (non ci saranno selezioni né intermediari). Una piattaforma online (che al momento zoppica un po’, ma è ancora in fase di sperimentazione) permetterà a chi vuole partire e a chi vuole ospitare di incontrarsi e parlarsi direttamente.

Tutto bello? Non proprio. Si elimineranno, oltre a tanti colli di bottiglia e procedimenti burocratici, anche la preparazione pre-partenza e il monitoraggio delle attività, che ora fanno capo all’Organizzazione che invia.

Ma non ci fasciamo la testa prima di rompercela… i Solidarity Corps sono ormai realtà. Noi non siamo né pro né contro. Vedremo come andrà.

Ah, per le esperienze di volontariato fuori dall’UE (Georgia, Russia, ecc.) non cambierà nulla… per ora 😉

Trovate più info qui: https://europa.eu/youth/solidarity_it


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erasmusplusfact #9

Ripetiamolo tutti insieme



Ve lo ripeteremo sempre, in tutte le salse, come un mantra: Erasmus+ si basa sull’educazione non formale. La caratteristica fondamentale dell’educazione non formale è che avviene su base volontaria.

Il che significa, in soldoni, che imparerete quel che VOI volete imparare. Il Trainer, se è bravo, deve insegnarvi ad imparare. Questo è il suo compito principale… ma il resto dovete farlo voi.

I contenuti formativi ci sono, ci saranno sempre. Ma dipenderanno sempre da voi.

In Erasmus+ non ci sono voti, non ci sono test, non ci sono valutazioni… sarete voi a decidere cosa vi siete portati a casa da ogni esperienza. E se, a conti fatti, vi verrà in mente che ci avete guadagnato poco, vi rimane una sola cosa da fare: candidarvi per un altro Training o un altro Scambio e affrontare l’esperienza in maniera diversa.


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erasmusplusfact #8

Mettilo dove ti pare



Qualunque cosa facciate nell’ambito di Erasmus+, vi daranno lo Youthpass. Inevitabile come le foto da scemi alla fine di uno Scambio.

Pochi lo leggono, pochissimi lo prendono sul serio, eppure… Eppure è davvero utile.

Lo Youthpass, nella sua sezione base, è un certificato che attesta dove siete stati, per quanto tempo, ospitati da chi e a quali attività avete partecipato. Alcuni bene informati dicono anche se esista una sezione in bianco, che dovrebbe riempire il partecipante, in cui si possono inserire le competenze acquisite durante l’attività, e riflettere sul proprio modo di apprendere.

Life tip: se avete partecipato a un Training o uno Scambio dal titolo o dal contenuto particolarmente figo, provate a metterlo sul curriculum vitae. I cacciatori di teste e i responsabili delle Risorse Umane, per la maggior parte, non sanno cosa sia. Vi chiederanno cos’è e come l’avete ottenuto. Gliene potrete parlare e, se ve la giocate bene, anche tirarvela abbastanza. Di sicuro fa più scena del solito Erasmus in Spagna 😉

Per tutte le info: https://www.youthpass.eu/it/


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erasmusplusfact #6

Poi non dite che non vi avevamo avvertito



Questo ci è stato chiesto spesso: qual è la differenza tra Training e Scambio (in due parole per favore)?

Ne basta una: SKILLS.

Al di là dell’età media (sicuramente più alta per i Training), la differenza sostanziale è che durante gli Scambi, le Attività sono pensate per fornire ai partecipanti degli strumenti o sensibilizzarli su determinate tematiche, ma l’obiettivo principale è sempre (lasciate stare le guide e gli Infopack) contribuire a creare un sentimento di cittadinanza Europea. Si vive insieme per una settimana, si cazzeggia (tanto), si partecipa alle attività e poi si torna a casa (di solito) con tante amicizie internazioali in più e un punto di vista diverso sulle cose.

Per chi partecipa ai Training, solitamente, tutto questo è già avvenuto, è acquisito. E allora che si fa?

Si lavora sulle proprie skill, sulle proprie abilità, ci si scambiano buone pratiche, ci si migliora l’un l’altro/a su tematiche ben precise. Spesso ci si organizza per scrivere un progettino insieme e rivedersi il prima possibile 😉

Volendo sintetizzare veramente tanto, potremmo dire che è il cuore di uno Scambio sta l’esperienza, quello di un Training sta nelle skills. Possiamo quasi parlare di due “step successivi“.


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erasmusplusfact #5

C’è tutto un mondo fuori dall’UE…



I progetti fuori dall’Unione Europea sono leggermente più complicati (servono Visto, Passaporto e tutto il resto), ma anche molto più avventurosi.

In particolare, Turchia, Serbia e Macedonia (molto presto anche il Regno Unito), pur non facendo parte dell’Unione Europea sono però incluse nel Programma Erasmus+. Il che significa che hanno delle loro Agenzie Nazionali, che le loro Organizzazioni scrivono e organizzano progetti coi fondi del programma.

Altri Paesi, invece, pur non facendo parte di Erasmus+, hanno con esso un rapporto “privilegiato”. Parliamo, soprattutto, di paesi confinanti come Georgia, Armenia, Azerbaijan, Moldavia, Ucraina, Bielorussia. Molti sono gli Scambi e i Training organizzati in questi Paesi partner… e alcuni posti meritano davvero 😉

Ci si può andare anche per il Servizio Volontario Europeo (SVE), e… – spoiler allert – questo non cambierà nemmeno con l’introduzione del Corpo Europeo di Solidarietà. Sarete ancora liberi di andarvi a fare lo SVE in Russia con le modalità attuali.


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erasmusplusfact #3

La differenza tra volontariato e lavoro? La conosciamo?



Questa è una cosa che andrebbe detta (anche se lo sanno già…) più che altro alle Organizzazioni ospitanti. Ma è bene che lo sappiate anche voi. Volontariato non è lavoro, e i “pocket money” che ricevete durante lo SVE non sono uno stipendio.

Il Servizio Volontario Europeo non ha come obiettivo quello di farvi fare un Tirocinio all’estero. Per quello, ci sono altri programmi e altri progetti: l’obiettivo è offrirvi un percorso personale di crescita. Se non siete soddisfatti di quanto la Host vi richiede, o se è troppo diverso da quanto c’era scritto sull’Agreement, parlatene. Con il Mentor, con la vostra Organizzazione d’invio, in ultima istanza scrivete all’ANG.

Spesso, parlandone, le cose si risolvono da sole.

A volte, parlando, le persone in malafede si scoprono per quello che sono: approfittatori.


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erasmusplusfact #2

Ci vediamo poi tutti a Oxford



Migliorare la Comunicazione in lingua straniera è uno degli obiettivi dichiarati di ognuno di questi progetti. Va da sè che “migliorare” non significa passare da Livello B2 a Livello C1 (o simili). Non sono corsi di Lingua.

L’importante è superare il “terrore”, che tante volte vediamo specialmente durante gli Scambi, di aprire bocca e anche solo presentarsi in una lingua che non sia l’italiano.

Per il 90% di voi, la grammatica non sarà mai importante quanto il riuscire a farsi capire parlando un’altra lingua.

Di solito è l’inglese, perché in inglese si tengono gran parte degli Scambi e dei Training KA1 di Erasmus+, ma spesso e volentieri avrete anche l’occasione di apprendere rudimenti o scambiare qualche parola in lingue che sapete poco o nulla, con gli altri partecipanti.

In una settimana non si passa da B2 a C1… ma di sicuro chiacchierando di cazzate in inglese con ragazzi e ragazze di tutta Europa, ci si rende conto del proprio livello linguistico. Li capisci? Ti capiscono? Se sì, è una buona base da cui partire. Se no, sai dove devi migliorare.

In una settimana non si impara il Portoghese, ma può essere un inizio. 😉


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erasmusplusfact #1

Ah, non sono la stessa cosa?



Spesso, quando selezioniamo i partecipanti per gli Scambi o i Training, ci vengono chieste cose del tipo “ma con la mia Laurea/il mio Corso di Studi… io posso partecipare a questo progetto?”.

“Erasmus+” è un programma molto vasto. I progetti di Scambi, Training, e anche di Volontariato Europeo, si basano tutti sull’Educazione non-formale e sulla motivazione personale dei partecipanti! Non sono solo per studenti, anzi… in molti progetti bisognerebbe agevolare chi non ha potuto, o non può studiare, per offrirgli l’opportunità di sviluppare skill e competenze.

“Erasmus”, invece (senza il più finale)… quello sì è solo per studenti! (grazie mamma Europa per aver creato sto casino!!!)

La lingua inglese può essere un ostacolo… ma non insormontabile 😉 (ci torneremo su).


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Scoinvolti nell’Impresa Sociale

Abbiamo mandato 3 ragazzi italiani al training course “Involvement to Social Entrepreneurship” a Londra dal 7 al 15 novembre, e loro in cambio hanno deciso di condividere con noi questa divertente intervista, e anche qualche contenuto extra.

Quali erano le tue aspettative su questo training? Sono state soddisfatte?

Giacinto: Le mie aspettative erano di diversa natura. Intanto acquisire gli strumenti per poter tentare lo sviluppo di un’idea imprenditoriale nel sociale, o comunque supportare qualcuno con qualche idea. E ad esempio, capire quale fosse l’idea di impresa sociale nelle nazioni degli altri partecipanti, cos’è sociale anche altrove e a che livello. L’intersezione tra formazione, presentazione dello stato dell’arte delle imprese sociali e alcuni esercizi/giochi come la simulazione di una raccolta fondi con soggetti differenti e il funzionamento di imprese, banche, stato mi hanno soddisfatto parecchio. Tuttavia credo che sia necessario uno studio individuale/collettivo successivo, almeno per quanto mi riguarda, in modo da poter riesercitarsi e acquisire maggiore sicurezza prima di poter partire concretamente con un’idea.

L’aspettativa, invece, di stringere relazioni a livello europeo e conoscere gli altri partecipanti è stata soddisfatta appieno. È andata meglio di come mi aspettavo, specie perché ho riscontrato che con alcuni partecipanti ci sono orizzonti comuni, al di là dell’impresa sociale, cioè proprio nella visione del mondo e delle cose.

Noemi: Ho lasciato l’Italia con una sola consapevolezza, riassumibile in una famosissima cit., ovvero ‘you know nothing, Jon Snow’. Ero quindi pronta ad assorbire più informazioni possibili e devo dire che l’effetto spugna ha dato i suoi risultati! Sono tornata a casa arricchita di conoscenze tecniche sull’imprenditoria, ma anche di maggiori competenze, non solo settoriali ma anche trasversali e interpersonali. E benché io sia estremamente soddisfatta del Training Course, ogni corso di formazione ben fatto ti lascia sempre con molte questioni aperte, da indagare e approfondire.

Tommaso: Da questo corso volevo apprendere quali sono le possibilità per finanziare un’impresa sociale e devo dire che sono molto soddisfatto visto che durante il corso si sono svolte varie attività a riguardo: tra una simulazione di un evento di raccolta fondi con angel investor, politici e altre figure influenti del mercato, una messa in scena di varie imprese sociali collegate tra loro, con lo Stato e con altre imprese sociali, e un World Cafè* sulla raccolta fondi devo ammettere che le mie aspettative sono state più che soddisfatte.

*World Cafè è un metodo non formale che propone vari tavoli con altrettanti argomenti che vedono ruotare gruppi di partecipanti al fine di comprendere e contribuire ognuno apportando qualcosa di personale

Quale attività ti è piaciuta di più?

Giacinto: L’attività più significativa è stata lo sviluppare un’idea di impresa sociale in un working group formatosi dopo un brainstorming. Individuare ognuno un problema e convergere verso una possibile messa in pratica. Da lì un percorso tutto in salita, con difficoltà, improvvisi bagliori e nuovi spunti, discussioni. Fino alla presentazione del progetto finale agli altri gruppi e la restituzione di vari feedback e commenti. Quel lavoro di gruppo è stato per me un’attività preziosa, qualcosa che in breve tempo fa capire molto su come individuo e gruppo possano coesistere ed è qualcosa che ricapiterà di fare con maggiore consapevolezza.

Noemi: Indubbiamente l’attività più impegnativa e faticosa, che ci ha coinvolto per diversi giorni. Obiettivo finale: la progettazione della nostra impresa sociale. A partire dall’analisi dei problemi e del contesto sociale, passando all’utilizzo di modelli specifici per la ricerca della soluzione, abbiamo giocato ai piccoli imprenditori. E’ stato interessante!

Tommaso: La mia attività preferita è stata la simulazione del funzionamento di diverse imprese sociali connesse tra di loro con lo stato e con imprese esterne, un’attività intensa che però mi ha fatto riflettere di quanto conti l’organizzazione e la gestione economica per il buon funzionamento di un’impresa sociale. Questa attività mi ha portato a capire che anche se l’impatto sociale è indubbiamente una componente chiave dell’impresa sociale l’amministrazione dell’aspetto economico dell’impresa sociale è fondamentale al fine di mantenere un’attività economicamente autosufficiente. La dinamica non formale usata mi è piaciuta particolarmente per il suo forte impatto pratico, di sicuro la riproporrò in altri gruppi di lavoro con i giovani che vogliono avvicinarsi al mondo dell’impresa sociale.

Quali sono le tue impressioni finali?

Giacinto: Il training è stato molto interessante, e il bilanciamento che si è avuto tra attori (noi), formatori e contenuti non era scontato. Il mix tra educazione formale e non formale ha reso tutto molto più scorrevole. La sensazione più importante è stata che tutti avevano voglia di coinvolgere ed essere coinvolti. Una full immersion speciale, in cui l’impegno è stato elevato, ma ci si sentiva cullati anche dall’esperienza del gruppo, visto che siamo stati assieme quasi ininterrottamente per 8 giorni.

Noemi: in merito a questo progetto, sono tante le considerazioni che potrei fare. Ne lascio una, la più importante: solo con l’esperienza concreta e vissuta, con il dialogo e con lo scontro con l’altro, che è anche ‘il diverso’, possiamo davvero ampliare i nostri orizzonti. Fare nostre le idee di qualcun altro, calzarne le scarpe e creare dei compromessi per una buona con-vivenza.

Tommaso: Estremamente soddisfatto del training course, la professionalità dei trainers e la vastità degli argomenti trattati mi ha colpito, così come poter capire meglio le dinamiche dei finanziamenti possibili per le imprese sociali. Poi mi sono trovato benissimo con gli altri partecipanti, si è creato un feeling speciale sin dall’inizio, spinto dalla forte motivazione dei partecipanti. Con il team italiano abbiamo fatto faville, considerando che siamo del nord, del centro e del sud, per una settimana siamo riusciti a distruggere il concetto di razzismo territoriale che tanto spaventa l’Italia. Un consiglio agli altri italiani che leggono: viaggia di più e sicuramente i tuoi confini si estenderanno, non solo quelli geografici, ma anche quelli mentali.

Pensi che questo progetto possa contribuire ad incrementare la consapevolezza di europeismo?

Giacinto: Di fatto il contesto del training group è stato un piccolo esperimento di convivenza democratica di tipo europeo. Darsi le regole iniziali, proseguire, lavorare, ascoltare. Un’esperienza autonoma di europeismo in cui la consapevolezza può solo aumentare: anche dall’immaginare imprese sociali che funzionino dalla Lituania alla Turchia o all’Italia. Ricordo alcuni dialoghi con altri partecipanti che mi hanno fatto pensare “solo” in ottica europea a partire dalla condivisione dei nostri bisogni, problemi, aspirazioni e possibili soluzioni.

Noemi: Ciò che è certo è che, più ho l’opportunità di viaggiare, più mi rendo conto che il confine degli stati non è che un qualcosa di labile e sfuggevole. Certo, le differenze culturali ci sono, e sarebbe un peccato rinnegarle, ma sono convinta che sia di numero nettamente maggiore gli elementi di comunanza, elementi di contatto e condivisione, che ci fanno sentire parte di una famiglia più grande rispetto a quella delimitata dai confini nazionali.

Tommaso: Di sicuro trovarsi una settimana a contatto con persone di 7 paesi diversi (Italia, Spagna, Grecia, Turchia, Regno Unito, Lituania e Norvegia) arricchisce molto il bagaglio culturale. Condividere attività, spazi, opinioni e tempo libero è stato il miglior modo per sentirsi tutti parte di un continente che si rende disponibile ad aprire i propri confini ai Paesi limitrofi. In sostanza è stato molto bello trovarsi a contatto con tante culture diverse e così tante persone che condividono la stessa voglia di lavorare sodo in un unico gruppo che esprime il cuore dell’europeismo.

­­­­­Contenuti extra: qualche foto e i suoi commenti

Ecco qui un esempio di tre italiani all’estero, possiamo confrontare la postura di Noemi alla nostra sinistra con quella di altri due individui, Tommaso e Giacinto sulla destra, anche qui l’Italia femminile vince come nel calcio...scherzi a parte questo è il Team Italiano che presenta un esempio di impresa sociale di successo Addiopizzo travel: attività siciliana che promuove un turismo sostenibile che lavoro solo con persone che hanno deciso di dire no al pizzo.
Presentazione di un’impresa sociale di successo

Ecco qui un esempio di tre italiani all’estero, possiamo confrontare la postura di Noemi alla nostra sinistra con quella di altri due individui, Tommaso e Giacinto sulla destra, anche qui l’Italia femminile vince come nel calcio…scherzi a parte questo è il Team Italiano che presenta un esempio di impresa sociale di successo Addiopizzo travel: attività siciliana che promuove un turismo sostenibile che lavoro solo con persone che hanno deciso di dire no al pizzo.

 

 

 

 

In questa foto invece vi proponiamo 3 esemplari di italiani all’estero in escursione notturna. Nonostante arrivassimo a fine giornata stanchi, con la testa colma di concetti e idee, la voglia di visitare Londra prevaleva ogni sera! E così, una passeggiata in Oxford Street, un concerto blues, una visita alla mostra World Press Photo 2017, ogni volta qualcosa di diverso e stimolante, con l’occasione di approfondire le conoscenze reciproche!
Una serata al pub

In questa foto invece vi proponiamo 3 esemplari di italiani all’estero in escursione notturna. Nonostante arrivassimo a fine giornata stanchi, con la testa colma di concetti e idee, la voglia di visitare Londra prevaleva ogni sera! E così, una passeggiata in Oxford Street, un concerto blues, una visita alla mostra World Press Photo 2017, ogni volta qualcosa di diverso e stimolante, con l’occasione di approfondire le conoscenze reciproche!

 

 

 

 

 

 

Proprio perché il training è un viaggio, ecco la versione “in viaggio": ci ritrovammo 3 italiani, in una Londra oscura, tra anatolici, scandinavi e boemi, a smarrire la diritta via, contaminarci e prepararci alle attività del giorno seguente. Anche i dialoghi serali sono serviti a lavorare meglio durante il corso, capire meglio con chi eravamo a contatto per svariate ore di quelle giornate!
In viaggio nel Double Decker Bus

Proprio perché il training è un viaggio, ecco la versione “in viaggio”: ci ritrovammo 3 italiani, in una Londra oscura, tra anatolici, scandinavi e boemi, a smarrire la diritta via, contaminarci e prepararci alle attività del giorno seguente. Anche i dialoghi serali sono serviti a lavorare meglio durante il corso, capire meglio con chi eravamo a contatto per svariate ore di quelle giornate!

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