Progettazione Europea


Benvenuti sulla pagina dedicata ai nostri Progetti Europei, dove vogliamo condividere con voi il nostro approccio e il modo in cui gestiamo i nostri progetti a livello europeo.

Prima di tutto, potreste domandarvi: perché scegliamo di occuparci di progetti europei?

La risposta è semplice: ci occupiamo, per scelta statutaria, di tematiche che riguardano l’Unione Europea nel suo complesso, che vanno poi chiaramente declinate ed inserite in specifici contesti regionali e locali. Perché a nostro parere sono molto più rilevanti rispetto alle beghe e alle istanze particolaristiche in cui si frammentano i discorsi e le politiche a livello nazionale, non solo in Italia.

In un mondo globalizzato e competitivo, che richiederà nei prossimi anni e decenni grandi sforzi di cooperazione e di accelerazione su tematiche importanti quali la difesa dei diritti umani e della democrazia, la transizione ecologica, la transizione digitale, l’eccezionalismo, la difesa di piccoli e grandi privilegi, il protezionismo e altre piccinerie ci sembrano poco altro che il modo più veloce in cui il candidato di turno cerca di raccattare un po’ di voti.

Siamo fermamente convinti che solo attraverso la collaborazione e la condivisione di idee e conoscenze tra cittadini europei e tra organizzazioni europee si possano ottenere risultati più efficaci ed evidenti: il futuro, almeno per quanto ci riguarda, è nella casa comune che stiamo costruendo con gli altri cittadini che già ne fanno parte, e con gli altri che entreranno in un futuro prossimo, dall’Ucraina e dai Balcani Occidentali.

L’Unione Europea offre, inoltre, processi di selezione e finanziamento dei progetti basati su criteri più chiari e trasparenti, che ci permettono di accedere a risorse e opportunità altrimenti difficilmente disponibili in un Paese (l’Italia) dove, purtroppo, il decisore politico o il burocrate di turno, dal livello nazionale a quello più basso, conservano ancora decisamente troppo potere discrezionale, e dove la qualità e gli impatti dei progetti vengono trascurati per privilegiare amicizie, conventicole, aderenze e affinità ideologiche.

Cosa ci differenzia dagli altri?

Innanzitutto, per quanto ci occupiamo principalmente di progetti europei, non amiamo definiti “europrogettisti“. Il motivo può essere piuttosto sottile da cogliere per chi non sia del campo: trattasi, in quel caso, di uno specifico tipo di consulenza aziendale o di lavoro salariato che adotta come principio base il reperimento di fondi europei per conto del proprio datore di lavoro o cliente, attraverso una serie conoscenze, tecniche e strumenti specifici, che sarebbero necessari per “intercettare” le risorse, “cogliere le opportunità“.

In sostanza, almeno dal nostro punto di vista, spesso e volentieri si tratta di mettere una coperta blu con le stellette sopra alle attività ordinarie di enti pubblici o organizzazioni private o su progetti che non partono da bisogni comuni a più paesi né prevedono impatti reali. Tale approccio, pur legittimo, non si sposa con le nostre premesse né con gli obiettivi dell’Associazione. Nasce, cresce e si sviluppa negli anni ’90, con i primi programmi di cooperazione rivolti ad entità pubbliche dei vari stati europei che si guardavano ancora in cagnesco e con diffidenza: anni fatti di più traduttori che partecipanti, “scambi di buone pratiche” fatti di viaggetti all’estero per dipendenti pubblici, consulenti che avevano come maggior skill il parlare una o più lingue straniere e conoscere qualche potenziale partner all’estero, e soprattutto attività e deliverable di progetto che rimanevano sulla carta (e più tardi sul web).

Con tutto il rispetto per chi lo pratica o ci si identifica, ci pare un approccio datato: più adatto a spartirsi una torta che a costruire qualcosa insieme. Abbiamo anche cercato di approfondire un poco il tema con la nostra Indagine sugli Europrogettisti.

La nostra principale differenza è dunque di tipo metodologico: noi abbiamo sì cercato di sviluppare, e di affinare, strumenti che portino valore aggiunto nella cooperazione internazionale attraverso programmi specifici come ERASMUS+, Europa Creativa, Horizon Europe, ma partendo da una solida base di Project Management, che è disciplina vasta e complessa.

Partendo dunque dal progetto, e non dal fondo europeo o dal bando che lo potrebbe finanziare.

Come professionisti, abbiamo dunque adottato la metodologia PM2, che ci guida nell’ideazione e nella gestione dei nostri progetti europei. Ci sono ovviamente molte altre metodologie che ci piacciono (ad esempio la PRINCE2, la PMP, etc), e che sono ampiamente riconosciute in molti settori: a differenza di quest’ultime, tuttavia, la metodologia PM2 è stata creata dalla Commissione Europea, finanziata con risorse comunitarie e completamente open source. Come ogni metodologia di lavoro complessa, sono necessari diversi anni per adottarla con professionalità nel proprio lavoro quotidano, ma è possibile studiarla con materiali gratuiti, impratichirsi ad adottarla con template e guide gratuite e liberamente scaricabili. La PM2 è basata su buone pratiche riconosciute a livello globale e si adatta perfettamente alle specificità e alle esigenze dei progetti a livello europeo.

A tale scelta metodologica aggiungiamo una nostra specifica ossessione: la matrice logica, tramite cui identifichiamo e mettiamo in relazione bisogni, obiettivi, e attività e risultati attesi a breve e lungo termine, per stimare l’impatto atteso dei progetti a cui lavoriamo.

La usiamo in fase di progettazione, per costruire il progetto sulla base dei bisogni condivisi da partner e stakeholder, in fase di implementazione per monitorare i progressi e valutarne l’efficacia, in fase di chiusura per la valutazione finale.

La matrice logica è per noi il documento principale del progetto, che ci accompagna in ogni sua fase: è letteralmente il cuore del progetto: non dev’essere perfetta, ma deve funzionare.

Cosa facciamo di preciso?

Siamo consapevoli che la buona pianificazione e la gestione attenta delle diverse fasi del progetto sono fondamentali per il raggiungimento dei nostri obiettivi. Le fasi progettuali a cui prestiamo particolare attenzione sono:

  • PROJECT DESIGN AND PLANNING. In questa fase, definiamo la matrice logica del progetto, identifichiamo e stimiamo le risorse necessarie in termini di tempo, finanze e personale, e pianifichiamo le attività da svolgere, tenendo conto delle esigenze e delle aspettative delle parti interessate.
  • KICK-OFF. Questa fase segna l’inizio del progetto, con la stesura e la condivisione di documenti contrattuali (Grant Agreement, Partnership Agreement, Project Handbook, etc.) e dove infine tutte le parti coinvolte si incontrano per presentarsi e condividere la loro comprensione e aspettative del progetto.
  • IMPLEMENTATION. Durante questa fase, realizziamo o collaboriamo alle attività pianificate, coinvolgendo tutte le parti interessate e gestendo le risorse in modo efficiente. Teniamo costantemente monitorato il progresso del progetto e siamo aperti a eventuali modifiche o adattamenti necessari lungo la strada. In questa fase, il documento di riferimento è Project Charter, in cui teniamo traccia di tutto ciò che accade, delle sfide affrontate, delle soluzioni condivise.
  • QUALITY CONTROL. Durante questa fase, trasversale alla durata del progetto, ci occupiamo di fornire le metodologie adeguate al controllo della qualità dei deliverable e dei prodotti del progetto, e di controllare la compliance di essi con quanto previsto dal piano originale. In questa fase, il documento di riferimento è il Quality Plan, da elaborare e concordare con i referenti scientifici e tecnici coinvolti.
  • MONITORAGGIO E VALUTAZIONE. Durante questa fase, trasversale alla durata del progetto, controlliamo costantemente il progresso delle attività previste e misuriamo i risultati raggiunti. Ci assicuriamo di seguire metodologie efficaci ma il meno invasive possibile per raccogliere i dati necessari a valutare l’efficacia e l’efficienza del progetto, incluse nel documento di riferimento, il Monitoring and Evaluation Plan.
  • CHIUSURA. Alla fine del progetto, effettuiamo una valutazione finale per analizzare l’intero processo e i risultati raggiunti. Tutti i documenti vengono archiviati in modo accurato nel Cloud di progetto (di solito su Google Drive), e l’intera “storia del progetto” viene raccontata nel Report Finale alla Commissione Europea.

I puristi della lingua italiana che oggigiorno circolano, non solo sui social, ma anche nei Ministeri, vogliano perdonarci i molti anglicismi. Il fatto si è che il nostro lavoro si svolge al 90-95% in lingua inglese, che nonostante la fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione Europea è e rimane la lingua “ufficiosa” dei progetti di cooperazione europea. A questo s’aggiunga che il nostro campo, come tutti i campi lavorativi, si è dotato nel tempo di un linguaggio tecnico che si basa (come, non a caso, l’informatica, il marketing e molti degli ambiti tecnologici di frontiera) su lessici specialistici elaborati a livello internazionale in lingua inglese.

Siamo orgogliosi del lavoro che svolgiamo e ci impegniamo a realizzare progetti europei di alta qualità, promuovendo l’interculturalità, la collaborazione e lo sviluppo sostenibile. E parliamo e scriviamo abitualmente nella lingua e con il lessico che ci permettono di farci capire non da Dante, non da Cicerone, ma dalla nostra vasta rete di organizzazioni partner, amici e amiche sparsi in tutta Europa, con cui condividiamo non solo progetti, ma valori e visione di una casa comune.

La sostenibilità è globale

Siamo tra i primi in Europa ad applicare gli standard di management e reporting ESG (Environment, Social, Governance) ai nostri progetti. Siamo parte della Community GRI (Global Reporting Standards), la più grande comunità al mondo, nata intorno alla rendicontazione della sostenibilità.

Le imprese affrontano dai Governi e dalla comunità internazionale, sempre più richieste di contribuire allo sviluppo sostenibile. La Commissione Europea non fa eccezione, anzi: guida questo processo con iniziative mirate come l’European Green Deal. Ma noi crediamo che lo sviluppo sostenibile non dev’essere solo compliance, cioè aderire alle richieste del legislatore, ma anche un’importante opportunità. Modelli di business sostenibili offrono numerosi vantaggi, come il sostegno all’innovazione, risparmio di costi, differenziazione del brand, strategia a lungo termine, coinvolgimento dei dipendenti e fedeltà dei clienti.

La rendicontazione della sostenibilità è la pratica di divulgare pubblicamente gli impatti economici, ambientali e/o sociali più significativi di un’organizzazione, e quindi i suoi contributi – positivi o negativi – verso l’obiettivo dello sviluppo sostenibile.

Sviluppati con contributi multi-stakeholder e radicati nell’interesse pubblico, gli Standard GRI – GLOBAL REPORTING INITIATIVE sono gli standard di reporting sulla sostenibilità più utilizzati e riflettono le crescenti aspettative degli stakeholder e della società nei confronti di un comportamento aziendale responsabile.
Il 73% delle 250 più grandi aziende al mondo per fatturato utilizzano gli Standard GRI.
Il 67% delle prime 100 aziende per fatturato in 52 paesi e giurisdizioni utilizzano gli Standard GRI.
Sono presenti 168 politiche in 67 paesi di tutto il mondo che fanno riferimento agli Standard GRI o ne richiedono l’utilizzo.
Sono sviluppati in linea con le aspettative internazionali per un comportamento aziendale responsabile, come delineato in strumenti intergovernativi autorevoli sui diritti umani in ambito aziendale, l’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs).

Sono inoltre perfettamente allineati con i European Sustainability Reporting Standards, adottato dalla Commissione Europea, che si propone come lo standard Europeo del futuro per piccole e medie imprese all’interno dell’Unione Europea.

Qualcosa di nuovo sotto il sole

Dopo anni di ideazione e gestione di progetti Europei, abbiamo sentito la necessità di creare un nostro framework metodologico, incluso trasversalmente in tutte le fasi del project management (dal design al reporting), che assicuri non solo e non tanto il rispetto dei principi DNSH (Do Not Significant Harm) in termini ambientali e sociali, ma che consenta di valutare l’impatto ex ante di un progetto europeo rispetto ai parametri ambientali, sociali e di governance, consentendo alle organizzazioni partner di pianificare, implementare e rendicontare annualmente delle politiche che vadano in direzione della sostenibilità.

La nostra ispirazione sono stati, da un lato, la Global Reporting Initiative, e dall’altro gli European Sustainability Reporting Standards, per introdurre la rendicontazione di sostenibilità (sustainability reporting) all’interno dei progetti Europei.

Stiamo creando una vera e propria “bussola”, per orientare anche i progetti più complessi e ambiziosi verso le migliori pratiche di sostenibilità ambientale, di giustizia sociale e di governance trasparente.

I vantaggi di questo approccio, secondo noi, sono molteplici:

  • Rende tangibili e concrete questioni astratte
  • Guida lo sviluppo di strategie e attività legate alla sostenibilità
  • Aiuta a stabilire obiettivi, misurare le performance e gestire il cambiamento
  • Ispira responsabilità, aiuta a individuare e gestire i rischi e consente alle organizzazioni di cogliere nuove opportunità
  • Contribuisce a migliorare la governance e le relazioni con le parti interessate, potenziando la reputazione e costruendo fiducia
  • Consente un dialogo e una presa di decisione migliorata per tutti (clienti, dipendenti, investitori, comunità locali, fornitori, ecc.)
  • Permette una migliore comparabilità dei dati tra le organizzazioni.

Per saperne di più:

Project Sustainability compass

Attività passate:

In passato, abbiamo anche provato ad “insegnare“, nel nostro piccolo, quel poco che ci pare di aver imparato sui progetti europei, con EutopiaLab, un’iniziativa che ci ha molto gratificato e che ci piacerebbe riproporre in futuro.

EUTOPIALAB

Laboratorio di Progettazione Europea

Non è un “Master” teorico, di quelli che promettono di insegnarvi tutto, addirittura di farvi “diventare Europrogettisti” spiegandovi delle slide su Power Point.

Non è un “Corso di formazione”, di quelli che vi assicurano che un paio di giorni sono più che sufficienti per imparare come si scrive un Progetto su ERASMUS+.

EUTOPIA vi propone un Laboratorio, molto orientato alla pratica e alla trasmissione delle skills fondamentali e, soprattutto, delle basi tecniche necessarie per scrivere un buon Progetto Europeo.

Potete venirci con già un’idea di progetto in mente: la svilupperete con noi. Potete venirci senza idee: vi insegneremo come farvele venire.

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