Cosa vogliono venderti con i discorsi d’odio?

Facebook, lo sappiamo, in Italia è il veicolo principale su cui viaggiano tutti i tipi di messaggi politici retrogradi. I discorsi d’odio, certo, ma anche complottismi, notizie false, idiozie e oscenità le più disparate.
Tutte queste belle cose hanno un denominatore comune: sono specificatamente ed efficacemente targetizzate. Sono prodotte secondo una logica di marketing di tipo “pull” per sfruttare il sentiment, ovvero l’insieme di reazioni e emozioni ad un fatto o un argomento condivise sui social, di uno o più target group.
I discorsi d’odio, le fake news, le bufale complottare, non “vendono” valori o idee nuove: sfruttano quelle che ci sono già, di solito basate su stereotipi e pregiudizi, per confermare al loro “segmento di mercato” che ha ragione, che i dati non contano nulla ma valgono solo le sue percezioni individuali.
Lasciamo da parte i complotti, su cui da altre parti del web si sta scrivendo bene e con profondità (segnaliamo solo, en passant il blog di PaoloTuttoTroppo e le sue belle analisi). Andiamo a cercare di decostruire come opera e, soprattutto, cosa vuole vendere il discorso d’odio.

Un ottimo esempio

Abbiamo scelto questa vignetta condivisa su Facebook da una paginetta satirica antieuropea, per tre ragioni:

  1. Mescola con vomitevole disinvoltura discorsi d’odio, vittimismo e disinformazione.
  2. Risulta estremamente semplice e didascalica, tanto che qual è il suo target group di riferimento è anche imbarazzante doverlo scrivere.
  3. Il messaggio di fondo è palese.

Tutto questo, per quanto ci spiaccia guardarla, ci agevola nella decostruzione e dunque, in un certo senso, la nobilita.
Procediamo.

Il fatto reale e la sua percezione

Il discorso d’odio parte sempre, come detto, dalle percezioni che ha il target group scelto di fatti reali.
In questa vignetta, il fatto reale più eclatante ci sembra la crisi economica del 2008 e le sue conseguenze: il progressivo peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro e le nuove norme Europee sul pareggio di bilancio, che impediscono agli Stati membri di continuare a spendere a debito e scaricare i costi delle loro politiche sulle generazioni future. Si tratta di un fatto reale, tangibile, difficilmente discutibile: la sua interpretazione, tuttavia, richiederebbe dati, analisi, riflessioni. E invece…

I cambiamenti in atto

La percezione viene messa arbitrariamente, e con evidente fallacia logica, in correlazione con i cambiamenti in atto, che il target group non è in grado di spiegarsi.
Assistiamo quindi alla creazione di una correlazione diretta tra il fatto (la crisi) e il cambiamento (l’Unione Europea, nelle sue varie componenti: qui soprattutto l’unione monetaria, ma spesso attaccano anche quella politica).
In questo modo il target group, se non è adeguatamente informato, non riesce a interpretare il cambiamento in atto, lo associa e lo lega al fatto, e soprattutto alla sua percezione negativa (Euro=crisi… è dai bei tempi di Berlusconi che lo fanno, sti cialtroni).

Gli stereotipi del target group

Per veicolare l’associazione arbitraria tra cambiamenti in atto e percezione dei fatti reali, in questa vignetta si usa lo stereotipo puro e semplice del “giovane“, che da un lato è “problema da risolvere” (ingrato, insulta, va mantenuto), dall’altro è infantilizzato, stupido, bamboccione (ritratto più piccolo, con la faccia da ragazzino, gli occhialetti da scemo).
La condizione di ritardo dei giovani Italiani nell’autonomia economica, che anch’essa andrebbe studiata e analizzata nelle sue case e conseguenze, viene sfruttata solo nella sua “percezione” più immediata: io guadagno più di te quindi sono (almeno) meglio te.

Il target group

A questo punto ci sembra chiaro a chi si rivolge questa vignetta. Proviamo a buttare giù un profilo:
Uomo, autoctono, pelle chiara;
Over 50;
Figli a carico, in condizione di ritardo o disagio economico;
Scarse conoscenze in Economia, Politica, Relazioni Internazionali;
Stressato, preoccupato, scoraggiato (notate l’espressione affranta, la sigaretta all’angolo della bocca).
Riusciamo a quantificare un target group di questo tipo?
A occhio e croce parliamo di MILIONI di persone.
[e se si riesce a convincerne anche solo un 10%… bingo!]

Il capro espiatorio

LO STRANIERO CATTIVO a.k.a l’Europa malvagia!
Lo stereotipo più vecchio del mondo.
LO STRANIERO. LO SCONOSCIUTO. QUELLO CHE VIENE DA FUORI. LA MERKEL. JUNKER L’UBRIACONE. VENGONO A COMANDARE A CASA NOSTRA.


Qui vi proponiamo un bell’esempio, ancor più esplicativo, di variazione sul tema.
C’è tutto: complottismo sui vaccini, razzismo, vittimismo…
Nel contesto dei discorsi d’odio il “cattivone”, gira e rigira viene sempre da fuori. Sempre l’altro.
Sempre straniero.
Perché l’autoctono (l’Italiano) è il gruppo target a cui devono vendere.

Il messaggio intriso d’odio

L’Euro ci ha condannati alla povertà.

A livello meramente logico, ci sono almeno un paio cose che non vanno in questo messaggio:
1) Se dopo l’Euro siamo diventati poveri… come fa quel grand’uomo con la cravatta, che grazie alla lira faceva soldoni a palate, a mantenere il suo figlio imbelle?
2) Visto che il grande successo del padre (supponiamo negli anni 80) è stato merito della lira… per quale motivo se ne prende i meriti?
Insomma bisognerebbe approfondire… di chi è merito? Della lira o del fatto che gli Over 50 erano dei grand’uomini?
Scherzi a parte, qui non c’è un bel nulla da approfondire perché, com’è evidente, non c’è nulla di logico.
Si gioca beceramente e cinicamente sugli stati d’animo delle persone (in questo caso gli Over 50 in difficoltà economiche, con figli di venti-trent’anni a carico che non riescono ad essere autonomi), per vendergli… che cosa?

Cosa vogliono vendere

Di solito, un Partito politico. Strano, vero?
Andate solo a vedervi la data in cui è stato pubblicato il post: 26 Maggio 2019, giorno delle elezioni europee.

In cambio del tuo voto indignato, i paladini del discorso d’odio andranno (a Roma, a Bruxelles, a Cernusco sul Naviglio, dove cazzo vuoi tu) a risolvere tutti i problemi.
A sconfiggere tutti i cattivoni.
Cattivoni STRANIERI. O ROM. Meglio comunque se ben riconoscibili.
Comunque cattivoni che non sono come noi, ecco.


Guarda come mi ingozzo di Nutella! Io sì che sono come te!

1 commento su “Cosa vogliono venderti con i discorsi d’odio?”

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